Wednesday 12 January 2011

Le palle della crisi



Il grafico quì sopra rappresenta i dati dell'esposizione dei cosidetti PIIGS, aggiornati al 31 dicembre 2010; il pallone più grande siamo noi.

Combiniamo questa informazione con l'aver avuto per un anno un Ministro allo Sviluppo occupato ad arredare case a sua insaputa (cioé, a farsi corrompere in cambio di appalti), un altro anno senza averlo proprio (d'altronde il bunga bunga porta via tempo ed energie) e un neo ministro col tarlo della difesa del copyright televisivo, che come primo intervento stronca le nascenti WebTV (strano, chissà chi si avvantaggia di una decisione simile!), con la stessa astuzia di quell'altro fesso di Pisanu che danneggiò la diffusione del wi-fi in Italia grazie ad una legge a dir poco scellerata, prodotta sull'onda delle fobie terroristiche e, in seguito, sconfessato dal suo stesso partito.

Misceliamo questa meraviglia con un dato: nell'ultimo decennio abbiamo avuto la crescita più lenta al mondo, migliore solo della sfigatissima Haiti. E il Parlamento? Starà lavorando alacremente per superare questo blocco? Macché: resta chiuso per intere settimane e, quando riapre, le uniche preoccupazioni sono tagliare fondi all'istruzione (che nel medio-lungo termine è l'unica possibilità di risalita) e salvare il premier dai processi, il tutto mentre i nostri beni culturali (che potrebbero tenerci a galla in eterno) vanno letteralmente in briciole, sbolognati a uno dei ministri più impresentabili di cui si abbia memoria.

Ma torniamo al grafico e ripensiamo alle continue rassicurazioni di Berlusconi (la crisi non esiste, è tutta psicologica, è colpa della sinistra pessimista, eccetera), le metafore videoludiche di uno stralunato Tremonti che vede riapparire la crisi ogni due per tre (sarà perché ragiona a brevissimo termine, sondaggi alla mano? o sarà una finissima tattica per non attirare l'attenzione delle agenzie di rating?) e la disoccupazione a livelli record, specialmente quella giovanile che ormai conta un disoccupato ogni tre persone. Ma non c'è rimedio, ammonisce Sacconi: la colpa è dei genitori che fan studiare i figli e dei professori che li persuadono di avere un cervello. Di fronte ad argomentazioni così solide e ragionamenti così fini, non si trovano sufficienti aggettivi per replicare compiutamente.

Sopra tutto questo brillante scenario, spicca la latitanza del governo nella questione FIAT e, più in generale, dei rapporti lavorativi. Ma sì... chiudiamo gli stabilimenti, delocalizziamo tutto, perdiamo terreno come ricerca e innovazione: è la globalizzazione no? Sorprende (ma anche no) l'ostinazione nel buttare una decina di miliardi l'anno tra missioni di esportazione di pace e inutili acquisti bellici, in controtendenza col resto d'Europa, che preferisce tirare la cinghia e investire su altri fronti.

Infine, qual è la ciliegina sulla torta? Eccola: il Wall Street Journal ha pubblicato ieri la nuova classifica della libertà economica planetaria. Uno dice "beh, abbiamo un governo sedicente liberista, chissà che risultato!". Ovviamente no, abbiamo fatto un poderoso balzo all'indietro che ben si appaia a quello della libertà dei media, sceso al livello di una dittatura centro-africana.

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